Lui: Buongiorno signorina, lo sa che i cavalli non gradiscono la musica così alta? Si innervosiscono.
Mi sorpresi parlava italiano. Poi mi resi conto che anche io gli avevo parlato italiano, dimenticandomi che eravamo in Francia.
Lei: Ah… beh questi cavalli mi conoscono da quando avevo 12 anni, sono abituati… non si preoccupi… ma poi, lei è venuto qui per dirmi questo? – a quell’età ero molto impertinente.
Smise di sorridere.
Un’espressione seria, decisa, vidi vestire il suo volto. Mi spaventai un po’… fece due passi avanti, ed io due indietro … feci cadere lo stereo … e per un caso curioso, una stazione radio che trasmetteva solo musica argentina prese il sopravvento su quella francese …
Sono venuto qui perché mi serve il mio rastrello… l’ho dato in prestito a suo padre – si avvicinò a me e allungò il braccio dietro la mia schiena … il mio cuore stava per esplodere. Quegli occhi neri, da vicino sembravano ancora più intensi. Potevo sentire il suo profumo, un misto di fieno e sapone di Marsiglia… buonissimo. Ecco comparire di nuovo quel sorriso. –
… prese il rastrello e con voce suadente chiese di mandare i suoi saluti a mio padre.
Lei: Sarà fatto…ma … chi devo dire che lo saluta scusi? – intanto un brano di tango argentino suonava alla radio, il caldo si era fatto intenso e forse anche i cavalli dovevano aver percepito la mia emozione, perché di colpo cominciarono ad agitarsi ….
Lui: Juan … mi chiamo Juan.
Compresi che non era né francese né italiano, mi sembrò molto strano.
Lei: Ah …è spagnolo o argentino? … e che ci fa qui in Francia …. – mi uscirono di colpo queste due domande, non so nemmeno io perché, ma niente ormai era fatta e gli avevo dato un motivo per restare lì con me a conversare e, forse torturami di piacere con quel suo profumo che sapeva così tanto di uomo adulto …
Lui: Quante domande signorina … e nemmeno ci conosciamo. Sì comunque, sono argentino in verità, ma alla seconda domanda non rispondo… è privata. Lei, piuttosto, come si chiama?
Lei: Questa volta fui io a sorridere, ma molto più innocentemente di come aveva fatto lui – Françine … sono Italo – Francese, ogni estate vengo qui a trascorrere l’estate con il mio Papà… Strano che ci fa un argentino qui, nella campagna francese …
Lui: Françine – lo pronunciò lentamente, con un lieve accente spagnolo e non rispose alla mia terza domanda, ero stata di nuovo invadente – Italo – Francese, beh bello? Io sono 3 anni che vivo qui, ci sono capitato per caso. Beh piacere Françine, diamoci del tu che ne dici? … come ti ho detto prima, non rispondo alle altre tue due domande, sono private.
Lei: D’accordo … beh sì, sono d’accordo sul darci del tu – lo stereo era ancora in terra, la musica argentina invadeva ancora il nostro udito e quello dei cavalli.
Di colpo, lui buttò il rastrello a terra e andò verso un cavallo molto agitato, Bastonne, il mio cavallo. Corsi dietro di lui, pensavo che chissà che volesse fargli. Lui si voltò e mi trovò dietro di lui, a pochissimi metri dal suo corpo, scoppiò a ridere.
Lui: Tranquilla Françine, non gli faccio male. Vedi – accarezzò Bastonne e gli diede del fieno, che stranamente si calmò – i cavalli vanno accarezzati quando fanno così, il tuo ha sentito la nostra agitazione e probabilmente ti vuole molto bene, per questo sono venuto a rassicurarlo.
Divenni bordeaux per l’imbarazzo – ça va… – non so perché risposi in francese, ma vidi il suo volto incuriosirsi e mi fece piacere. Accarezzai anche io Bastonne. Le nostre mani si incontrarono, il cuore riprese a battere forte …
All’improvviso il braccio di Juan con forza, ma con molta dolcezza, si avvicinò al mio. I nostri corpi ora erano vicino e solo Bastonne ci divideva di pochi centimetri. Occhi negli occhi, un silenzio e poi la sua mano arrivò dal gomito alla mia spalla, poi sul collo. Ora sentivo il suo respiro, veloce, i miei occhi caddero sulle sue labbra. Carnose, rosse e un po’ consumate dal sole forte dell’estate …
Lui: Françine, ora vado. Conoscerti è stato un piacere – mentre lo diceva, sentivo le sue mani ruvide e grandi accarezzarmi il collo, facendo una leggera pressione. – tornerò, domani verso le 09.00… devo lavorare alla staccionata, tuo padre mi ha chiesto il favore … D’accord? – ora fu lui a parlare francese.
Lei: ça va… Juan…
Si allontanò da me. Lo vidi scomparire nella luce abbagliante della porta del fienile. Passai tutto il pomeriggio a ripensare a quegli attimi, in attesa di rivederlo il giorno dopo.
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