Ogni martedì andavamo a cena con tutto il gruppo di colleghi. Era diventata un’abitudine. Io avevo finito gli studi da poco, avevo cominciato a seguire il lavoro di mio cugino nel suo studio di architettura. Mi piaceva, ci andavo molto volentieri ogni mattina.
Mia madre, per l’occasione, mi aveva comprato 3 o 4 completi di quelli formali.
“Adele, ora cominci a lavorare. Non puoi certo andarci in jeans e magliettina. Poi, tuo cugino è un ragazzo serio e a modo”.
“Sì Mamma lo so, non voglio certo fargli fare brutta figura. Grazie per i completi”.
Ogni mattina con l’auto un po’ malandata del mio Papà, una sua vettura un po’ vecchiotta ma ancora molto ben funzionante, mi dirigevo in ufficio a Firenze. Papà diceva che quell’auto era adatta a me e che non dovevo lamentarmi, dato che non sapevo guidare e almeno con questa, anche se facevo un incidente, non era poi tanto grave.
Arrivavo sempre un 20 minuti prima. Volevo fare buona impressione su mio cugino e poi mi madre mi svegliava ogni mattina alle 6.45 con una tazza di caffè. Non avrei potuto fare tardi nemmeno se lo avessi voluto, anche perché attendeva fuori dalla porta della mia camera fino a che io non uscivo preparata.
“Su su Adele, il mattino ha l’oro in bocca. Una bella colazione e via”.
Credo che sperasse di vedermi finalmente sistemata. Quella mattina la avvisai che non sarei tornata a cena, come di consueto il martedì. Arrivai alle 08.35 e decisi di andare a prendere un caffè all’angolo dell’ufficio. Incontrai Paolo, un nuovo e giovane socio dello studio. Devo dire niente di che, ma molto alto. Aveva una bella figura, capello moro, occhio scuro e una bella andatura elegante.
Appena entrai nel bar mi sorrise. Mi conosceva appena, era molto riservato e pacato.
“Buongiorno Adele, dormito bene?”
“Oh Buongiorno Paolo, sì grazie. E lei…cioé tu? Oh mamma non so se devo darti del tu o del lei”
“Ahahahah del tu va benissimo”
“Bene, meno male. Sai sono un po’ imbarazzata, sono la più giovane qui e non è facile questo momento. Tutto quello che voi già sapete fare, io l’ho solo studiato sui libri”.
“Vedrai che con il tempo e con la guida di tuo cugino, tutto molto presto ti sembrerà più familiare. Vieni alla cena questa sera?”
“Sì certamente. Tu?”.
“Anche io. Uscirò un po’ prima per prendere la mia compagna e vi raggiungo”.
Devo essere sincera, pensare che quel mingherlino ragazzo dall’aria così seria avesse una compagna, mi sembrava piuttosto strano. Non me lo immaginavo a fare sesso. Avevo la sensazione che si rompesse da un momento all’altro.
“Ah bene, allora sarò molto felice di conoscerla”.
Bugia. Non me ne fregava niente. A stento guardavo lui. Paolo mi guardò un po’ sorpreso e mi sorrise, poi mi disse che ci saremmo visti su in ufficio.
La giornata scorse abbastanza velocemente. Avevamo lavorato parecchio. Ero capitata molto spesso nell’ufficio di Paolo quel giorno, lui mi aveva chiamata per aiutarlo a mettere in ordine dei disegni. Il giorno dopo aveva una presentazione, era agitato. Avevo passato molto tempo con lui quel martedì, così avevo avuto modo di conoscerlo un po’ meglio. Devo dire che era un uomo di quelli rassicuranti, sempre gentile e sorridente. Adorava ascoltare Jazz, così in ufficio la musica Jazz era sempre di sottofondo. Non so perchè non mi ero mai resa conto di lui, forse perché era fuori dai miei canoni estetici. Quel giorno però i miei occhi si posarono molto su di lui.
A pranzo, solitamente, andavamo tutti alla tavola calda di fronte all’ufficio. Lui per pranzo non si fermava mai, ma quel martedì si sedette accanto a me. Il suo telefono non faceva che squillare, era la sua fidanzata suppongo. Allora non c’era WhatsApp, erano messaggi normali ma comunque molto rumorosi.
Parlammo molto e scherzammo anche tanto con tutti gli altri. Lo sorpresi più volte a guardarmi, me ne accorsi perché anche io facevo caso ai suoi movimenti.
Poi arrivarono le 19.00. Uscimmo tutti dall’ufficio. Lui scomparve nel giro di 5 minuti, di colpo ci rimasi male. Poi mi ricordai della compagna.
Arrivammo al ristorante verso le 20.00 e incontrammo Paolo con la compagna che ci aspettava lì fuori. Pensai subito che quella donna doveva essere davvero una di quelle rompiballe. Era molto alta, bionda e gli occhi erano chiari. Non era però una bionda di quelle piacenti, aveva dei tratti molto duri e certamente non era simpatica. Insieme sembravano davvero una strana coppia.
“Ciao a tutti ragazzi” esclamò tutta felice. Io ero nuova, stavo in ufficio da un mese e lei alle cene ancora non l’avevo mai vista. Diciamo che prima di quel giorno non avevo notato nemmeno Paolo, però ora le cose erano cambiate.
Dopo un po’ di convenevoli e sguardi scrutatori su di me, lei ci chiese come mai non avessimo prenotato.
“Qui non si prenota Giulia. Siamo solo in lista”. Esclamò mio cugino un po’ infastidito. Si vedeva che non la reggeva troppo e diciamo che la sua presenza era anche fuori luogo. Ma a quanto pare, lei una volta al mese veniva sempre. Poi aveva saputo della nuova arrivata, cioé io e doveva sapere chi fossi, ma soprattutto come fossi fatta.
Io la trattai con molta indifferenza. Ci sedemmo a tavola e Paolo mi capitò di fronte. Durante tutta la cena lo sorpresi a guardarmi tante e tante volte. Ogni volta che lo beccavo, lui distoglieva lo sguardo. La sua compagna non faceva che lamentarsi.
“Ma a voi è buono il primo?”
“Sì Giulia…a te no?”. Di nuovo notai il fastidio di mio cugino che la guardò intensamente, proprio a volerla intimorire.
“Sì certo… solo un po’ senza sale.”
“Capisco. Fattelo portare allora, così lo aggiungi”.
Intervenne Paolo e le fece segno di stare un po’ zitta.
Io mi alzai e andai verso il bagno. C’era un corridoio lungo, il bagno era occupato. Notai che era sia per uomini che per donne.
All’improvviso arrivò Paolo. Me lo trovai alle spalle.
“Adele scusami…la mia compagna può infastidire a volte”
“Paolo non ti preccupare. Non mi dà nessun fastidio. ”
Bugina. La trovavo odiosa.
“Senti…ma se io ora ti baciassi tu penseresti che sono uno stronzo, vero?”
Non mi aspettavo quella domanda. Che voleva dire? Divenni rossa. La sua compagna era di là e lui mi voleva baciare?
“Beh Paolo… sì a dire il vero. La tua compagna è di là e poi dove porterebbe questo bacio?”
“Oddio sì scusami…è che tu sei così bella, così elegante, così in gamba…da quando sei arrivata mi hai sconvolto”
“Ma come? Io non ti ho mai nemmeno parlato, tranne oggi…”
“Sì è vero, ma provo il desiderio di fare l’amore con te dal primo giorno che ti ho visto”.
“Mi spiace Paolo, ma io ci tengo a mio cugino e a questo lavoro, non si può fare.”
“Va bene …ok ok è giusto. Scusami non accadrà più”.
Quando tornai al tavolo, lo trovai di nuovo lì seduto accanto a Giulia. Mi sedetti e notai che i suoi occhi continuavano a fissarmi. Decisi di andarmene, salutai tutti e mi diressi a casa.
Penso che quella è stata la prima volta che ho rifiutato un uomo. Dopo un mese venni a sapere che si era lasciato con la compagna. Fu ad un’altra cena del martedì di due mesi dopo, che mi lasciai tentare da Paolo. Facemmo l’amore in auto, fuori al ristorante e con mia sorpresa feci la scoperta di un uomo piuttosto caldo e passionale.
Facemmo l’amore in modo agitato, fu molto bello. I mesi seguenti diventammo amanti. Lo facevamo ovunque, Paolo è stata una delle mi storie più coinvolgenti e durature. Quasi 9 mesi di frequentazione. Poi lui ebbe un incarico a Torino e la storia terminò.
Ancora oggi quando penso a lui, mi ricordo di quella volta in auto. Penso di non aver mai avuto un orgasmo così intenso.