Will: «Tu sei più o meno l’unica cosa che mi fa desiderare di svegliarmi».
A Chi non piacerebbe sentirsi dire una frase del genere dal proprio uomo?
Film del 2016 con Emilia Clarke, nota Daenerys Targaryen de Il trono di Spade e Sam Claflin, viene diretto da Thea Sharrock, tratto dall’omonimo libro di Jojo Moyes.
RECENSIONE
Risate e lacrime si mischiano facilmente sul volto dello spettatore durante la visione di “Io prima di te”, un film semplice e con poche pretese che riesce però ad azzeccare molti ingredienti giusti. La giovane Louisa conquista subito con i suoi sorrisi grandi e timidi e i suoi abiti coloratissimi del tutto fuori moda; non è bellissima, non è neanche troppo intelligente, ma è impossibilmente buona e determinata a vedere sempre il lato positivo e fanciullesco della vita. Una donna difficile da trovare al giorno d’oggi, mentre in contrapposizione Will è lo stereotipo del ragazzo ricco, viziato, spericolato e un po’ stronzo. Come gli fa notare Louisa in una scena del film, è uno che non l’avrebbe mai notata se non fosse stato paralizzato su una sedia a rotelle.
Il film ruota molto sulle differenze tra queste due persone così distanti che il caso ha avvicinato e su ciò che possono apprendere l’uno dall’altro, alternando tra toni leggeri e drammatici in modo molto realistico.
Io prima di te: scelte di trama che non convinceranno tutti
Il tema dell’amore drammatico verso persone malate o disabili è stato affrontato in moltissimi film e continuerà ancora ad essere fonte di ‘ispirazione’: “Io prima di te” riesce a dare una sua personale direzione credibile e originale, che può però risultare poco gradita a molte persone. Il pericolo di questo tipo di film è comunque sempre quello di prendere alla leggera una realtà molto grave o di scadere nella banalità e nel melenso, ostacoli che la pellicola riesce ad evitare con discreta eleganza.
Un riconoscimento va anche agli interpreti dei due protagonisti che, provenienti entrambi da due franchising importanti – “Il trono di spade” per Emilia Clarke e “Hunger Games” per Sam Claflin – sono riusciti a dimostrare di essere in grado di sganciarsi dai ruoli che li hanno resi famosi e reggere un film sulle proprie spalle.
fonte: ecodelcinema.com