racconti d'amore

Avevo 15 anni ed ero in vacanza con i miei genitori
Loro ci tenevano a fare le vacanze, quelle belle…
Tutte hotel, pranzo organizzato, cena nei posti lussuosi,
bei vestiti, belle pettinature…loro tenevano a tutto questo
Io?… beh io ero una15 enne annoiata, continuavo a pensare solo a quando avrei compiuto 18 anni…
Volevo solo far finire l’estate, volevo solo fuggire…
Quel senso di perbenismo mi uccideva, non lo sopportavo.
Più loro erano lì a dirmi di comportarmi bene e più io volevo diventare ribelle…
Ma un pomeriggio tutto cambiò…un pomeriggio tutto diventò incredibilmente confuso nella mia testa.
Mia madre ed io ci eravamo avviate piscina, la seguivo come una ragazza condannata a trascorrere un pomeriggio noiosissimo, in compagnia di lei e delle sue amiche pettegole, che non facevano altro che trascorrere il loro tempo a volermi trovare un fidanzatino.
“Il primo fidanzatino deve essere perbene Adele, c’è bisogno che tu capisca subito che genere di uomo devi avere. Figlio di famiglia, ben educato e qui ce ne sono tanti…”

Effettivamente lì ce ne erano tantissimi. Mentre seguivo mia madre all’entrata di quella piscina, che odorava di cloro e di asciugamani inumiditi con contorno di creme, troppo costose anche solo per essere guardate, figuriamoci spalmate su corpi che, forse anzi sicuramente, nemmeno la sapevano apprezzare …
…Ad un certo punto l’asciugamano che avevo intorno al bacino mi cadde.
Era stata la mia vittoria quell’asciugamano, mia madre non lo approvava. Mi diceva, con voce un po’ acuta e fastidiosa: “Una ragazza perbene in piscina ci va vestita bene, cappellino e abitino di lino …” lo diceva con convinzione e più me lo ripeteva e più io la volevo sfidare.

Ero riuscita ad impormi, quel giorno lei non aveva voglia di combattere ed io non volevo dargliela vinta, così indossai un asciugamano, solo un asciugamano con sotto un costume che lei non aveva visto e che lasciava ben poco spazio all’immaginazione, persino alla mia …che devo dire era sempre stata molto forte.
Ero giovane, i capelli biondi a boccoloni mi cadevano sulle spalle…erano lunghi ed io li legavo sempre, non sopportavo di averli in bella vista; avevo le labbra carnose, le gambe lunghe e niente seno, ma un bel sedere alto.
Ero acerba, non sapevo di niente, ma promettevo bene…

Sapevo che mi guardavano, sapevo che gli uomini mi volevano e mi piaceva farli guardare, mi eccitavo quando lo facevano… vedevo le loro pupille dilatarsi ogni volta che sorridevo. Ero un’osservatrice, mi piaceva provocare e sperimentare, ma sempre con uomini più grandi, mai con quelli della mia età. I miei coetanei erano troppo acerbi, non potevano sostenere il mio modo di fare e allora nemmeno li guardavo.

Quel pomeriggio, però, tutto cambiò…da ragazzina certa del mondo e delle persone, persi completamente la ragione.
Ero vergine, cioè conoscevo il sesso; il mio primo fidanzatino “perbene…” aveva allungato spesso le mani nelle mie mutandine, ci aveva passato anche tempo, aveva assaggiato i miei capezzoli ed io avevo già provato il sapore del sesso nella mia bocca…duro, carnoso e dolce; avevo già provato queste cose, ma non il sesso quello “penetrante”… quello no…ci eravamo sempre fermati subito dopo i primi orgasmi.
… ahh i primi orgasmi … erano così forti che perdevamo entrambi la testa, erano davvero intensi.

Le dita di lui che massaggiavano sul mio clitoride e mi facevano tirare la testa all’indietro, chiudere gli occhi; quando con le sue dita entravano nella mia vagina bagnata, sentivo una scossa…mi accaldavo e lui aumentava il mio piacere baciandomi sul collo. Mentre lui con una mano massaggiava sotto, nelle parti più intime del mio corpo, roteando le dita lentamente e poi velocemente, io avevo in mano il suo pene… muovevo la mia mano su e giù con delicatezza, ma con forza, stringendo sempre un po’ di più alla base del suo sesso e quando lo facevo sentivo i suoi gemiti.

Aumentavo la velocità ad ogni aumento della sua pressione sul mio clitoride e la diminuivo quando il piacere prendeva anche me…alla fine venivamo insieme. Stringevo le gambe, con ancora le sue dita dentro la mia vagina, quasi a non voler far fuggire quel piacere e lui, stremato, appoggiava la testa sul mio piccolo seno…
beh diciamo che avevo sperimentato, ma non ancora quell’altro tipo di sesso …
Quel pomeriggio però stava per cambiare tutto.

Come dicevo, stavo seguendo mia madre. Lei camminava avanti, aveva un’aria fiera con il suo cappellino bianco di paglia. Camminava senza nemmeno guardarsi intorno, regalando sorrisi svogliati a chiunque le capitasse a tiro.
Io dietro di lei, passo lento, occhiali grandi che servivano a coprire le mie occhiaia. Non dormivo mai la notte, la trascorrevo a guardare film d’amore tristi, dove la protagonista, puntualmente, veniva ferita e tradita e finiva in un tunnel nero, dal quale solo un altro uomo sarebbe stato capace di tirarla fuori…e chiaramente arrivava e la salvava…
Trovavo così tristi quei film, così inutili, con un finale così scontato ma ne vedevo tanti. Nella mia mente mi avrebbero aiutata a crescere e a capire che il mondo reale è fatto di delusioni e non esistono i finali felici.

Ero una cazzo di realista già a 15 anni; io non sognavo, io volevo vedere la realtà delle cose e così andavo sempre oltre i finali scontati. Ma quel pomeriggio il mio cinismo andò a farsi benedire.
Quel pomeriggio di calda estate, tutto stava per cambiare per me, stavo per vedere il punto più buio del mio essere adolescente. Solo adesso, da 45enne posso dire che quell’episodio mi cambiò radicalmente.
Ritorniamo a quel pomeriggio però ora.

Mia madre ed io attraversammo la piscina, in lontananza le sue amiche facevano segno di aver riservato il lettino. Non sia mai che si arrivasse in piscina senza aver prenotato, tutto doveva sempre essere sotto controllo e nulla poteva essere improvvisato. Mia madre anni prima aveva perso una sorella, proprio durante una delle loro folle corse in auto. Mia zia era una donna curiosa, totalmente opposta dalla famiglia, vestiva sempre di rosso, tutta di rosso. Avrà avuto almeno mille completi di quel colore.

Aveva i capelli mori, lunghi e ricci; non ho mai capito da chi avesse preso, sembrava quasi stata adottata e quando a 10 anni me ne uscii, durante una cena di Natale, con la domanda: “Zia Sara ma i capelli ricci e neri da chi li hai presi?” …mia madre mi diede un pizzico sul braccio, così forte, che ricordo ancora il dolore. Tutti si zittirono per 30 secondi e poi tornarono a parlare di quanto era buono il dolce di nonna Ines. Io non ho mai avuto risposta a quella domanda, ma una cosa la sapevo: la zia era una donna forte, combattiva e ribelle e non amava farsi dire cosa e come farlo, a differenza di mia madre.
Una notte, proprio prima che mia madre si sposasse, mia zia Sara la costrinse a fare un giro in auto; una decapottabile rossa ovviamente. Era ubriaca e forse non avrebbe dovuto guidare e mia madre, ancora oggi, si rimprovera di non averglielo impedito. Finirono in un burrone e mia zia morì sul colpo. Mia madre si salvò per un pelo; da allora mai più – disse – avrebbe permesso a qualcuno di non farle controllare ogni cosa che la circondava. Così era diventata paranoica, eccessivamente ordinata e attenta a tutto, da lì mai più niente di disorganizzato. Tutto doveva sempre essere prenotato in netto anticipo e organizzato nel minimo dettaglio.

E pensare che fino a 10 anni prima, mia madre trascorreva il tempo a dipingere nudi. Era stata una donna divertente, ma alla morte della sorella si trasformò in una specie di bambola miss perfezione; tutti la guardavano quando passava, ma lei nemmeno uno sguardo regalava. Era nel suo mondo fatto di finte amiche e sole tutto l’anno…era così banale. Mi riprendeva su tutto, voleva che io diventassi una donna cinica e piena di me; non dovevo dare confidenza a nessuno, diceva; ma io quel pomeriggio di agosto la confidenza la diedi e come.

Il percorso dall’entrata in piscina al lettino, non so perché, ma mi sembrò di un tempo infinito. Sentivo gli sguardi dei ragazzini miei coetanei addosso e quello delle mamme, che con aria furbetta e curiosa, facevano finta di prendere il sole e nel frattempo però mi squadravano per capire io chi fossi e se potevo andare bene per i loro figli.
Mia madre ed io arrivammo al lettino ma nel frattempo, l’asciugamano mi era caduto; con mio stupore, nessuno se ne era reso conto, mi guardai intorno e niente: tutte stese a farsi “stuprare” dal sole, in assoluto silenzio, eppure sapevo che mi stavano osservando ma non battettero ciglio. Pensai: così nemmeno il mio costume “inesistente” aveva colpito l’attenzione? Mia madre mi guardò, sorrise e mi disse: “Tesoro, questo costume ti slancia”.

Sapeva bene che l’avevo messo a posta per farla imbarazzare davanti alle sue amiche, ma la soddisfazione non me la dava; così mi stesi sul lettino con aria imbronciata, mia madre prese ad ignorarmi e le amiche a parlare del maestro di tennis del club. Poi, ad un certo punto, due occhi grandi, sorridenti e blu colpirono la mia attenzione… un ragazzo dall’altro lato della piscina che nemmeno avevo visto – e no che non l’avevo visto, era il bagnino – con un sorriso mi colpì e io di colpo arrossii. Cavolo se lo feci, il cuore mi batteva e le mani mi sudavano e pensai che lui aveva assistito alla scena di mia madre che si divertiva a prendermi in giro sul costume…cavolo, che figura che avevo fatto.
Lui però rideva, e mi guardava. Sembrava essere più grande, aveva i capelli lunghi e mori, dei pettorali scolpiti, le gambe grosse e un costume rosso che dipingeva le forme del suo sesso; quel sorriso…mamma mia quel sorriso, mai più lo dimenticherò.

Sicuro e provocatorio, mi faceva morire. Sempre più imbarazzata guardavo il blu della piscina e i capezzoli mi si indurivano e non sapevo come nasconderlo…cavolo perché avevo scelto un costume bianco? Perché?!
Lui venne chiamato da una mamma a bordo piscina, così lo vidi di spalle; era alto e le spalle contornavano il suo fisico scolpito, mi colpì un accento siciliano che si percepiva a distanza.

Ma non era un ragazzo socievole, si capiva dal modo in cui aveva dato corda alla signora, lei gli aveva chiesto quanti anni avesse e lui con tono un po’ scherzoso aveva risposto: “Abbastanza per salvarla se affoga dopo la sua anguria per un bagno in piscina…” cavolo se era indisponente e questo mi faceva impazzire. Si girò di colpo e i nostri sguardi si incrociarono, occhi intensi i suoi, sembrava dirmi “Ti mangio…” o almeno io avrei voluto che me lo dicesse.
Si avvicinò proprio a noi…oddio se il cuore stava per scoppiarmi in gola e con fare lento ma deciso venne da me e disse: “… attenta, ti scotti se non metti la crema…”

Mia madre, che da buon’osservatrice aveva capito tutto, richiamò subito la mia attenzione… “Adele, vieni che ti spalmo la crema…” Mi avvicinai e all’orecchio mi disse: “Non dare confidenza al bagnino o stasera niente cena al tuo bistrot preferito, quello per cui preghi me e Papà da settimane…”
La guardai…le sorrisi e le dissi: “Certo…mamma, vado un attimo in bagno però, se permetti…”
Mi alzai e andai in bagno. Avevo perso di vista il bagnino ma ora più che mai volevo proprio incontrarlo di nuovo…
Entrai in bagno, mi bagnai il viso e mi sistemai i capelli. Li slegai per un attimo e mi caddero sulle spalle, lunghi e selvaggi…Fu un attimo, veramente un momento ma mi si fermò il cuore. Vidi quegli stessi occhi blu che mi avevano sconvolta un attimo prima… eccoli…cavolo il cuore di nuovo in gola. Era lui, proprio lui ed era lì.

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