Si avvicinò e mi fece segno di fare silenzio. Mi gelai e lasciai così i capelli sciolti e mentre il viso bagnato mi si asciugava per via del caldo e le labbra si seccavano, lui guardandomi negli occhi, mi domandò:
“Come ti chiami?”
Ero sempre stata una ragazzina sicura di me, ma in quel momento quegli occhi mi fecero fermare il cuore e a stento ricordavo il mio nome ma glielo dissi, seppur con voce appena appena accennata…
“Adele…e tu?
Quel “e tu”, mi era sembrato tutto d’un tratto così sfrontato, che per l’imbarazzo penso di essere diventata di tutti i colori del mondo in soli cinque minuti. Lui però mi rispose e lo fece sorridendo, quasi come ad aver capito che dietro a quella ragazzina di quindici anni, con un costume troppo sfrontato per la sua timida personalità, si nascondeva una bambina ancora molto acerba.
“Francesco, mi chiamo Francesco. Scusami se ti ho seguita qui in bagno, ma te lo giuro non ne potevo fare a meno…”
Con occhi grandi, i miei, sbarrati e un po’ incerti mi venne subito spontaneo chiedergli di continuare la frase che aveva stoppato per via di un rumore all’esterno del bagno. Non saprei dire quanto tempo siamo rimasti lì dentro in silenzio, probabilmente non saranno stati più di 10 minuti, ma io li ricordo attimo per attimo come se fosse ieri.
“…allora che stavi dicendo? Non potevi fare a meno di fare cosa?”
Fu un attimo, lui si era appena appena girato per accertarsi che nessuno entrasse. Se qualcuno lo avesse scoperto con me in quel bagno lo avrebbero licenziato; mia madre non ci avrebbe messo molto ad andare dal proprietario del club, adducendo che il personale era inappropriato per quanto pagava. In quell’attimo mi resi conto che dietro quel ciuffo di capelli scuri, che a malapena coprivano l’orecchio, c’era un neo. Piccolo, impercettibile ma in quel momento era una cosa del suo corpo che potevo vedere solo io. Ero felice di essere l’unica ad averlo notato e a poterlo vedere.
Di nuovi i suoi occhi si posarono su di me e ad un tratto un’eccitazione fortissima mi salì da sotto fino in alto, mi provocò un brivido talmente forte che anche lo stomaco ne fu coinvolto. Penso che le mie guance non erano mai arrossite tanto nel giro di così pochi secondi. Francesco mi sorrise, mi accarezzò il braccio e poi piano piano salì sulla spalla. Avvicinandosi sfiorò le mie labbra con le sue e per qualche secondo restammo come sospesi, l’uno nell’anima dell’altra.
“Adesso ti bacio…” mi disse con voce bassa ma decisa.
Il cuore mi esplodeva, non era il mio primo bacio, ma cavolo nessuno mi aveva mai annunciato di baciarmi pochi minuti prima di farlo e la cosa mi colpì, poi il caldo. Gli occhi mi si chiusero istantaneamente, le labbra si inumidirono del suo sapore e un bacio intenso e bellissimo mi fece quasi tremare le gambe.
Di nuovo occhi negli occhi, potevo sentire il suo respiro.
“Ci vediamo dopo Adele… tanto più tardi la piscina si svuota e le signore vanno a fare un torneo di carte, compresa tua madre. Ho controllato si è iscritta, per cui tu resta al lettino dove sei ora. Alle 17.00 finisce il mio turno, non c’è più nessuno. Ci vediamo qui in bagno…”
Quel bacio mi aveva completamente rintronata e non ero capace nemmeno di pensare, quindi gli feci un accenno con la testa e lo vidi scomparire. Credo di non essere mai stata così incapace di controllare la situazione. Ero sempre stata una ragazzina precoce, molto determinata ma quel pomeriggio tutto cambiò.
Mi girai allo specchio e notai che i miei capelli biondi erano ancora sciolti sulle spalle. Di fretta li legai, mi bagnai di nuovo il viso e con aria sicura e tranquilla, anche se dentro stavo esplodendo di gioia, attraversai la piscina. Questa volta gli sguardi delle altre mamme e di quei miei coetanei li sentivo addosso; avevo la sensazione che tutti mi guardassero e mi sentivo come intimidita. Mi avvicinai al lettino, mia madre era lì che parlava del suo ultimo corso di Pilates e raccontava alle amiche di quanto il nuovo maestro fosse bravo.
Mi girai, cercavo gli occhi di Francesco ma non lo vedevo. Non era al suo posto; strano, pensai. Poi mi venne il dubbio che lui potesse essere altrove e che in quel momento, a mia insaputa, magari mi stava osservando così mi sdrai sul lettino e abbassai le spalline del mio costume. Mi madre, con la sua solita voce un po’ stridula, mi domandò se le volessi fare la cortesia di andare al bar a prendere un gelato.
Poi un mucchio di parole su come il servizio fosse inefficiente e di come era possibile pagare tanto. Almeno un cameriere doveva essere lì pronto per prendere gli ordini. Non la feci nemmeno finire di parlare, sapevo già cosa volesse. Un gelato alla fragola in coppa media, con uno spruzzo di panna. Mi alzai e mi diressi verso il bar.
Niente traccia di lui. Ma cavolo dov’è? Dovrebbe lavorare, pensai. Mi diressi dal cameriere, un uomo giovane sulla quarantina. Notai che mi osservava con molta attenzione. La sua voce era profonda e sensuale, mi guardò negli occhi e mi chiese se volessi qualcosa in particolare.
Lì di nuovo, la Lolita che era in me prendeva a calci la Adele timida di pochi minuti prima. La lasciai vincere e così cominciai a giocare. Lo guardavo negli occhi e senza mai mollare il suo sguardo gli dissi, utilizzando un tono di voce molto basso, che desideravo una coppa di gelato medio alla fragola.
Lui si diede subito da fare. In pochi minuti me la preparò. Notai la sua agitazione, il suo camminare veloce e i suoi movimenti nervosi. Poi diedi uno sguardo al suo pantalone e mi accorsi che era eccitato. Così mi avvicinai al bancone, mi sedetti sullo sgabello un po’ alto, ma perfetto per il mio show e sciolsi i capelli, tolsi gli occhiali e lo guardai. Lui si rese conto del mio desiderio di entrare in contatto con lui, così si avvicinò, mi diede un bicchiere d’acqua e mi disse: “Oggi fa caldo vero?… bevi, magari ti rinfreschi un po’”.
Lo ringraziai e mi passai la mano tra i capelli. In quel momento mi venne da ridere, non sapevo se con quell’offerta mi voleva prendere in giro o farmi calmare perché qualcuno poteva vederci. Me ne fregai e continuai il mio spettacolino. Accavallai le gambe lentamente e notai che lui mi guardava, me ne resi conto perché mentre riempiva la coppa fece cadere un po’ di gelato in terra.
Poi scesi dallo sgabello e andai verso di lui. Gli misi una mano sul braccio e passandomi l’altra tra i capelli e poi sul ventre, gli dissi… “Scusami ho dimenticato di dirti di aggiungere la panna”.
Lì compresi che lui stava esplodendo e la cosa mi eccitava. Il rumore di una bambina piagnucolosa interruppe il nostro gioco di contatti e così presi la coppa e me ne andai. Ero contenta, mi sentivo di nuovo Adele: sicura di me. Per un attimo avevo dimenticato Francesco e pensai che all’incontro delle cinque mancavano tre ore, mi potevo rilassare. Proprio mentre la mia camminata si stava facendo più sicura, eccolo di nuovo lì.
Grazie che non lo avevo visto era seduto in disparte ad angolo, nascosto. Poi pensai. Da quell’angolo lui aveva potuto vedere tutta la scena del mio piccolo show. Il mio contatto con il cameriere e un senso di vergogna mi prese alla sprovvista. Presi a camminare veloce, la coppetta di gelato stava rischiando di finire in acqua tanta la mia fretta di non incontrare i suoi occhi.
Arrivai al lettino e diedi la coppa a mia madre. Mi distesi sul lettino e feci finta di dormire. Pochi minuti e quella vergogna si trasformò in improvvisa stanchezza e mi addormentai per davvero. Forse erano state le troppe emozioni ma veramente fu quasi come perdere i sensi.
Lo stesso piagnucolio di quella bambina che prima era entrata nel bar interrompendo il mio tentativo di sedurre il cameriere mi svegliò. Ero sudatissima. Mia madre mi guardò e con voce burlona mi disse: “Buongiorno Adele…sai che ore sono?”
“No” … risposi atterrita. Avevo paura che fossero passate le cinque. No, avevo perso l’appuntamento e ora cosa ne penserà lui di me…
“ahahha Adele ma calmati…oggi non so cosa hai…sono le 16.45, hai dormito due ore”
“…ah ok, ma tu dove stai andando?” Sapevo benissimo dove stava andando ma lo domandai per averne la certezza.
“Amore c’è un torneo di carte, vado con Sabrina e Angela a giocare dentro. Tu resta qui, tanto c’è ancora il sole alto e puoi goderti la tranquillità della piscina…e poi tesoro, fai un bagno”
“…eheh sì Mamma certo. Hai ragione il tempo è bellissimo, resto qui”
“Oggi devi stare proprio male. Mi dai anche ragione. Vabe Adele, ci vediamo tra un paio d’ore. Poi di corsa a cena con Papà”
Se ne andò. Mi alzai e di nuovo Francesco non c’era. Ma cavolo era peggio di un camaleonte, pensai. Decisi che al mio incontro non potevo andare bagnata di sudore. Mi alzai e feci un bel tuffo in piscina. Si stava benissimo e davvero c’ero io e altre tre mamme.
Uscii dall’acqua e mi asciugai un po’ i capelli. Poi guardai l’orologio. Ecco erano le cinque. Era arrivato il momento. Mi passai del burro di cacao sulle labbra e mi diressi verso il bagno.
Entrai e di Francesco nemmeno l’ombra. Approfittai per sistemarmi i capelli. Passarono 10 minuti e niente. Io ancora lì. Alle cinque e trenta persi la pazienza e uscii dal bagno.
Francesco si era dimenticato di me.
Tra il triste e l’arrabbiato camminai verso la piscina e poi un braccio mi afferrò, scaraventandomi quasi al di fuori del bordo della piscina.
Caddi a terra e mi ritrovai oltre il bordo di cespugli. Dietro di me un muretto e poi eccolo, lui. I suoi occhi blu e il suo sorriso. Non mi fece alzare e si stese accanto a me.
“Sandro sta ancora riempiendo la coppa di gelato immaginaria per te…”
Scoppiai in una risata isterica, tanto che lui mi mise una mano sulla bocca.
“Shhhh…guarda che ci sentono.”
Mi baciò di nuovo. Di nuovo la Adele timida e impacciata, fece a cazzotti con la Lolita. Vinse la prima. Mi abbandonai a quel bacio. In un attimo le sue mani erano ovunque, il suo respiro era fortissimo e senza nemmeno rendermene conto, Francesco era su di me. Sentivo il suo sesso durissimo. Mi abbassò le bretelle del costume e iniziò a baciarmi. Mi leccò i seni, con la lingua percorse una strada immaginaria fino a giù. Mi abbassò il costume e comincio a baciarmi sulle labbra…sentivo un’esplosione di piacere.
Iniziò a muovere la lingua, prima lentamente e poi sempre più velocemente. Sentivo salire l’eccitazione e le sue mani erano sul mio seno. Un caldo incredibile, un’esplosione di piacere mi investirono e cominciai ad emettere dei suoi strani che nemmeno io riconoscevo. La sua mano era sulla mia bocca e spingeva per non farmi urlare.
Poi i suoi occhi di nuovo erano sul mio viso accaldato e sorpreso. Ero nuda, a gambe aperte e distesa sull’erba. Mi sorrise e mi baciò di nuovo. Poi, lentamente, si tolse il pantalone e vidi il suo pene dritto e duro, proprio davanti a me.
Mi alzai un po’ e glielo presi in bocca. Con una mano gli tenevo la base del sesso e con la bocca cercavo la sua estremità. Lui era eccitato e bagnato, succhiai tutto il suo “succo” e lui cominciò davvero a godere. All’improvviso si staccò e si denudò completamente. Poi mi penetrò.
Era durissimo dentro di me, il suo respiro invece era lento e profondo. Iniziò piano, andando in profondità. Avvertivo dolore e d’altronde, quella per me, era la prima volta ma stranamente ero “aperta” come non lo ero mai stata prima.
Quando cominciò a capire che godevo, aumentò il ritmo della velocità e il suo corpo sudato scivolava sopra il mio. Lo osservano mentre saliva su e giù, aveva un’espressione tenera e allo stesso tempo di una persona nel godimento di quegli attimi.
“Girati…”mi disse con voce bassa ed eccitata. Lo feci, ma non sapevo come mettermi. Non ero esperta. Avevo visto qualche porno così scimmiottai la posa. Lui mi prese i fianchi e mi mise una mano sulla schiena, premendola verso il basso.
“Giù…vai giù… rilassati”
Mi penetrò di nuovo, ma questa volta il dolore era un po’ più forte.
“Ti faccio male?”
“… Sì un po’…ma ti prego continua”
Iniziò con un ritmo lento e sentivo tutto il suo sesso entrare in me. Mi diede un po’ di tempo per abituarmi e poi cominciò di nuovo a muoversi velocemente e lì ebbi il mio secondo orgasmo.
Questa volta le urla si sentirono. Non solo io ero venuta ma anche lui. Aveva completamente bagnato la mia schiena. Si accasciò a terra e io mi girai.
Mi passò una mano sulla schiena e mi disse che dopo era meglio che mi tuffassi subito in acqua.
Ecco quella era stata la mia prima volta.
Mi distesi accanto a lui. Mi abbracciò e mi diede un bacio sulla fronte.
Pochi minuti e ci addormentammo entrambi.
Poi una voce stridula ci svegliò. Era passata una mezz’ora. Era mia madre che aveva urlato dalla gioia.
Aveva vinto e il suo trionfare lo avevano sentito tutti.
Francesco ed io ci guardammo. Sapevamo entrambi che quella era l’ultima volta che ci vedevamo. Io dopo due giorni sarei partita e per lui era il momento di cambiare club.
Ogni estate trascorreva un mese in un club e un mese in un altro.
Mi disse che era stato bellissimo e che il giorno dopo lui non ci sarebbe stato.
Lo baciai intensamente. Lui ricambiò. Poi di nuovo la passione ci prese ma di dovemmo fermare. Mi rivestii in tutta fretta e uscii dal cespuglio. Non c’era nessuno. Mi buttai in acqua e poi vidi i suoi occhi salutarmi.
Non feci in tempo a girarmi che arrivò mia madre.
“Adele…ma come sono le sei passate e tu ti fai il bagno…?”
“Sì mamma dai… ora esco”.
Quel pomeriggio era cambiato tutto. Avevo fatto l’amore per la prima volta.
Che poi in realtà era solo sesso ma lo capii un mese più tardi, quando durante un week end a casa di Sara, la mia migliore amica, incontrai Fulvio.