racconti d'amore

La terza volta che ho fatto sesso avevo poco più di 15 anni. L’estate di quei miei quindici anni la ricorderò per sempre, Francesco fu il primo per me. Dopo qualche mese, ad una festa, incontrai un altro ragazzo e facemmo l’amore nel bagno di casa della mia migliore amica Sara. Devo dire, però, senza infamia e senza lode quella seconda volta. Ricordo solo il profumo di vaniglia di quel bagno, i colori quasi fiabeschi e le mattonelle con su dipinte delle rose rosa bellissime.

Quella seconda volta fu particolare per le circostanze, per il tremore che aveva quel ragazzo mentre mi spogliavo e quella mia strana sicurezza che non so da dove mi usciva. Ricordo cosa indossavo, un bel paio di jeans a vita alta e una camicia bianca. All’epoca si portava l’ombelico da fuori ma a me non piaceva molto, quindi usavo annodare gli estremi della camicetta e lasciavo aperti solo i due bottoni finali. Oddio detta così, sembra che vestissi come una santarella, ma in realtà la camicetta era abbastanza trasparente da far arrabbiare mia madre.

Ogni volta che uscivo di casa vestita a quel modo, mia madre dava di matto. Mi aveva mandata a studiare dalle suore dopo la famosa estate della piscina. Quello che non ho detto nei miei racconti è che dopo quel famoso pomeriggio con Francesco, a cena con i miei genitori mi sentii poco bene. Mi portarono dal dottore per un indigestione e nella visita la dottoressa notò una perdita di sangue. Preoccupata, mi fece fare una visita di controllo. Pensava che io avessi subito una violenza. Cercai di fare segno alla dottoressa di non far entrare mia madre, ma chiaramente la signora in questione era contro le adolescenti che fanno sesso.

Avevo 15 anni ed era stata la mia prima volta

Cosa ne potevo sapere io che dopo la prima volta avrei avuto delle perdite? Quella sera a cena indossai un vestito bianco e quindi fu inevitabile essere scoperta. Insomma, durante la visita la dottoressa insistette per farmi visitare da una ginecologa. Ricordo ancora lo sguardo di mia madre confuso e attonito. Mi guardava e sembrava l’unica in quella stanza a non essere preoccupata per la violenza. Aveva capito tutto ma voleva che io mi sentissi in imbarazzo.

Così, alla fine della visita ginecologica, tra l’altro fatta da una giovane e mingherlina dottoressa tutta occhiali che oggi è la mia di ginecologa, si scoprì che io avevo avuto un rapporto sessuale proprio poche ore prima. Mia madre non mi rivolse la parola per una settimana e chiaramente non mi tolse gli occhi di dosso per tutta l’estate. Un vero incubo. Tornata dalle vacanze, a mia insaputa, mi aveva fatta trasferire in una scuola di suore. Così, addio alle amiche di sempre e alla vita da adolescente spensierata -pensò mia madre. Ben presto comprese che questo, con me, non sarebbe mai stato possibile. Cominciai a mentirle, e tornavo sempre più tardi a casa la sera, inventando di dover studiare.

Ammetto che in quel periodo sono stata il suo incubo. I suoi bei capelli biondi cominciarono, lentamente, a diventare secchi e sfibrati, i suoi occhi sempre più stanchi fino a che decise di mollare con me. Smise di essere severa e mi lasciò andare. Ricordo ancora il pomeriggio della festa della mia seconda volta. Scesi in tutta fretta, mi misi la giacca per coprire il jeans e la camicetta. Passai davanti allo specchio di casa e pensando che mia madre non fosse in salotto, mi tolsi la giacca per osservarmi interamente allo specchio. Mia madre c’era invece e guardò tutta la scena.

Mi sciolsi i capelli, poi me li legai di nuovo. Mi diedi una passata di lucido sulle labbra, mi aggiustai il reggiseno e continuai a guardarmi come fa una donna consapevole del suo corpo, solo che io avevo 15 anni. Mi resi conto di essere osservata da due occhi che vidi nello specchio. Mi spaventai anche, pensai che fosse qualche fantasma o roba così. Era mia madre. Beveva il suo solito drink alla frutta, come da abitudine da anni ormai. Lei e la vita sana, una fissazione.

Lei si rese conto che l’avevo vista e così con aria arresa e divertita, comparve. Io restai immobile e muta, pensai che mi avrebbe punita. Cercai inutilmente di coprire la camicetta con la giacca, ma in un attimo mia madre mi gelò.

“Adele, non posso essere tua madre a ogni passo che fai”. Una sola frase in un solo respiro. Compresi che si era arresa, e con le guance rosse come il colore del divano in salone, chiesi se ero in punizione.

Lei abbozzò un sorriso e poi domandò se fosse servito punirmi o impedirmi di fare qualcosa.

“Hai solo 15 anni e mezzo e gli ultimi mesi mi hai tolto il sonno, ho smesso di curarmi e di pensare a me…tuo padre ed io non facciamo nemmeno più l’amore da quest’estate. Basta, sono stanca. Sei una quindicenne impegnativa e io sono una madre egoista…”

Lo disse guardandomi dritto negli occhi e poi vedendo che non proferivo parola mi disse: “Adele, non ti preoccupare. Vai alla tua festa. vestiti come vuoi. L’unica cosa che ti chiedo è di non restare incinta, non posso essere nonna di una bambina che fa la mamma ad un’altra bambina…”

Compresi in quel momento che mia madre era davvero una grande egoista, credo che sia stato lì, però, che il nostro rapporto ha cambiato forma. Abbiamo accettato l’una, le debolezze dell’altra. Io non sono mai rimasta incinta però. Ricordo che mi avvicinai per darle un bacio e lei mi accolse con un abbraccio.

Poi, mi misi la giacca e mi diressi alla festa. La mia terza volta mi attendeva, ma io non lo sapevo. Fu diversa dalle altre, fu una terza volta molto dolce e insolita. Fu bella e forse fu proprio quella serata a consacrare l’Adele dei successivi 5 anni.

Bussai alla porta, eravamo in tre ad aspettare che si aprisse. Laura, Gilda ed io. Tutte e tre quindicenni, tutte e tre bionde, tutte e tre non più vergini. Sara venne ad aprirci la porta, indossava uno abitino rosa cortissimo. Per l’occasione si era fatta una bella coda di cavallo alta. I suoi capelli castani lunghissimi, erano lucenti e morbidissimi. Sara era famosa per le sue gambe lunghe e la sua allegria contagiosa. Laura, Gilda, Sara ed io eravamo amiche fin dall’asilo.

Eravamo inseparabili, ma quella sera avrebbe cambiato tutto.

 

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